Expoplant - Acquista online: Laburnum anagyroides - Maggiociondolo

Originario dell' Europa meridionale; l' areale di maggior diffusione è rappresentato dalla penisola italiana, dove è possibile incontrarlo, in tutte le regioni ad esclusione delle isole, negli areali collinari fino ad 800 metri.
Difficilmente il maggiociondolo supera i 6 - 8 m di altezza, generalmente manifesta un portamento arbustivo, più raramente è osservabile sotto forma di alberello.
I fusti che si dipartono dalla base hanno un andamento assurgente e divergente; essi determinano la formazione di una chioma allargata ed irregolare. Nella pianta giovane la corteccia è liscia e verdastra per poi assumere un color cenere con striature e rugosità trasversali.
Le foglie sono caduche, composte trifoliate, con inserzione alterna, mediante un picciolo di 3 cm, su rametti pubescenti grigio glauchi, portanti dei corti brachiblasti. La foglia è costituita da 3 foglioline ovato ellittiche, con apice arrotondato, sessili, con margine intero e nervature penninervie. La larghezza di ogni fogliolina mediamente è di 3 cm e la lunghezza di 6 cm; la pagina superiore è di colore verde intenso, più chiara e pubescente risulta quella inferiore. Le gemme, alternate e spiralate, sono ovoidali e protette da perule tomentose.
I fiori sono ermafroditi, piccoli (1 - 2 cm) e numerosi, di colore giallo oro, sono riuniti in infiorescenze a racemi penduli lunghi 15 - 25 cm, di notevole effetto estetico. Il calice dei singoli fiorellini è ad imbuto e sostiene una corolla papilionacea ed un vessillo la cui base è maculata. Come dice lo stesso nome comune, la fioritura avviene nel mese di maggio, con le foglie già presenti sulla pianta. Il frutto è rappresentato da un legume con lomenti (strozzature fra i semi), lungo 6 - 10 cm e con i bordi molto spessi. I legumi inizialmente sono color verde chiaro e coperti da una fine peluria, che viene successivamente persa, e con la maturazione diventano di colore bruno.
E' una pianta molto interessante sia dal punto di vista ornamentale e paesaggistico che come specie spontanea. Ama posizioni soleggiate e terreni calcarei a reazione sub-alcalina, pur tollerando anche quelli tendenzialmente acidi, sabbiosi, profondi e umidi. Allo stato naturale entra nella costituzione di boschi di latifoglie consociandosi con castagno, carpino, quercia e faggio. E' molto adatto, per lo sviluppo radicale, al consolidamento di scarpate e rive ghiaiose. Esso, in tutte le sue parti, è ricco di citisina, un alcaloide estremamente tossico e velenoso. Il legno, apprezzatissimo, è molto scuro e viene impiegato in opere di artigianato. La sua durata lo rende idoneo per formazione di pali e ottimo come legna da ardere. Occorre in ogni caso considerare la tossicità dei suoi organi, specie i legumi con i semi, nel caso di impieghi in giardini o parchi frequentati da bambini. Non tollera climi eccessivamente caldi e siccitosi, soprattutto non ama gli ambienti di pianura caratterizzati da estati caldissime con la classica cappa di umidità che satura la fillosfera.